Su invito di Period Think Tank – insieme ad Action Aid, Associazione Ondata, Equall, Fondazione Openpolis, Monithon – si è svolto oggi a Roma un tavolo di confronto della società civile per condividere un documento di richieste comuni da presentare a Governo e Parlamento sull’attuazione del PNRR in relazione alle tematiche di genere.
Nonostante le numerose azioni di pressione verso le istituzioni, continuano infatti ad esserci lacune e ritardi nella pubblicazione di informazioni essenziali per sapere a cosa saranno destinate e come verranno spese le risorse. Ad esempio, ad oggi, lo stato di avanzamento degli indicatori comuni del PNRR ci restituisce informazioni solo sull’11% delle misure e submisure, senza alcuna disaggregazione di genere dei dati riferiti alle persone.
“Il PNRR aveva tra le necessità strategiche annunciate quella di mitigare l'impatto economico e sociale della pandemia, in particolare sulle donne e di dettagliare le modalità attraverso cui le misure del Piano contribuiscono alla parità di genere/pari opportunità per tutte e tutti e al mainstreaming di tali obiettivi” – spiega Giulia Sudano, Presidente Period Think Tank – “Ma senza dati disaggregati per genere, accessibili in formato aperto, interoperabili e disponibili a tutti i livelli territoriali, da quello nazionale a quello comunale, non è possibile monitorare l’impatto di genere delle politiche pubbliche”.
“A quasi tre anni dall’avvio del PNRR e a due anni dalla conclusione, la macchina governativa e amministrativa nel suo complesso non è ancora in grado di produrre informazioni sufficientemente complete e aggiornate per poter capire effettivamente a che punto sia il Piano” – dichiara Vittorio Alvino, Presidente Fondazione Openpolis – “Se gli obiettivi potranno essere raggiunti e soprattutto se i miliardi di spesa a debito di cui ci stiamo caricando servirà a ridurre i problemi che affliggono il paese: la disoccupazione di donne e giovani in particolare, la distanza del meridione dal resto del paese, il diritto allo studio a partire dagli asili nido e l’accesso alle cure con la medicina territoriale”.
“Vorremmo anche sottolineare l'urgente necessità di un expertise specifica in materia di genere durante l'elaborazione degli interventi pubblici” – aggiunge Marina Rallo, cofounder Equall – “Dobbiamo ribadire ai politici e alle politiche, che non basta inserire domande standardizzate nelle linee guida per incorporare il fattore genere negli strumenti di better regulation, nei bilanci e nei bandi di gara. Le amministrazioni pubbliche devono sviluppare una competenza reale, che comprenda le sfumature e le complessità delle questioni di genere. È fondamentale avere una sensibilità culturale e professionale autentica riguardo alle discriminazioni e alle disuguaglianze di genere”.
“Esiste una considerazione di natura più ampia” – dichiara Andrea Borruso, Presidente Associazione Ondata – “In varie circostanze, abbiamo constatato la possibilità di interagire con la Pubblica Amministrazione, ottenendo dati e documenti precedentemente non disponibili. Questo rappresenta un progresso significativo”. Ma non basta: “La pubblicazione di dati aperti rappresenta un eccellente punto di partenza – chiosa Borruso – ma chi li rende disponibili dovrebbe garantire una prima analisi e comprensione iniziale che non richieda l'intervento di personale esperto. Perché la trasparenza e il diritto di accesso alle informazioni sono un diritto di tutte le persone”.
Infine, Alberto Pampalone Morisani, expert accountability e lobby Action Aid chiede che “il CNEL coinvolga attivamente gli enti del terzo settore nelle sue attività istruttorie, con l’obiettivo di garantire a pieno il principio di accountability sociale attraverso il coinvolgimento di tutti quei soggetti della società civile e della cittadinanza che vivono ogni giorno i territori e che vivranno le progettualità che il PNRR sta sviluppando, con un’attenzione particolare ai divari di genere, generazionali e territoriali”.